marmettola

Emergenza marmettola? La vera emergenza è uscire dalla monocoltura del marmo e del carbonato di calcio!

Il summit tra Regione Toscana e le province di Lucca e Massa Carrara per l’emergenza marmettola dimostra ancora una volta l’insostenibilità della monocoltura del marmo e del carbonato di calcio. Il tema principale di discussione verte nel fatto che al momento mancano nuovi siti di stoccaggio per il rifiuto marmettola, cosa che potrebbe paralizzare l’intero settore. Ricordiamo che la marmettola è la polvere o il fango prodotto dalla segagione del marmo a cui possono aggiungersi tracce di terriccio, di oli e/o grassi vegetali utilizzati per lubrificare/raffreddare gli utensili di taglio, di idrocarburi fuoriusciti accidentalmente dalle macchine di lavorazione nonché di metalli derivanti dagli utensili di taglio (tagliatrice a catena, filo diamantato). Un materiale a cui le istituzioni, tutte, devono porre la massima attenzione data la sua pericolosità essendo in zona la principale causa di degrado dei percorsi idrici e forte inquinante per la nostra acqua potabile. Come si legge dal sito di ARPAT “il rifiuto marmettola – che deve essere raccolto all’origine per essere recuperato-trattato ovvero smaltito secondo quanto previsto nell’autorizzazione – non di rado e anche in ingenti quantità, risulta abbandonato nell’ambito dell’area di cava, e resta esposto all’azione degli agenti atmosferici meteorici generando un notevole impatto sull’ambiente, in particolare sulla risorsa idrica. La mancata gestione della marmettola pare trovare conferma nella condizione dei fiumi della zona che periodicamente evidenziano fenomeni di intorbidimento”. 

Insomma non vogliamo che data la criticità del momento, la difficoltà dello stoccaggio e gli scarsi controlli possano portare a “strane dimenticanze” del rifiuto direttamente nei siti di estrazione o peggio ancora, come si è già visto in passato, a sversamenti in luoghi non convenzionali creando danni ambientali di enorme rilevanza.

Inoltre ricordiamo che i materiali possono avere la qualifica di sottoprodotto solo quando possono trovare utilizzo in altri cicli di lavorazione e sono in grado di soddisfare tutti i requisiti di cui all’art. 184 bis del D.Lgs 152/2006. Noi come Europa Verde Toscana monitoreremo attentamente questi passaggi e ribadiamo per l’ennesima volta la necessità immediata di avviare un tavolo per la riconversione economica ed ecologica del territorio partendo proprio dal parco delle Alpi Apuane. Una transizione che consenta di liberare il territorio da questa economia devastante che non crea nuovi posti di lavoro (i posti di lavoro sono calati vertiginosamente negli ultimi decenni), che distrugge in modo irreversibile le nostre montagne e inquina sovente le nostre falde acquifere.

Così in una nota Eros Tetti portavoce di Europa Verde Toscana e fondatore del movimento “Salviamo le Apuane”.

Torna su