Prendiamo con grande serietà la denuncia di Coldiretti Toscana rispetto al fatto che l’aumento dei costi energetici farà inesorabilmente aumentare il costo dei generi alimentari primari creando grossi problemi alle famiglie. Anche i dati di Caritas sulle nuove povertà, secondo cui sono “121.000 le persone che vivono sotto la soglia di povertà, pari al 5,4% della popolazione” sono sconfortanti: numeri che, data la situazione pandemica ed economica generale, tenderanno sicuramente a peggiorare. Tutto questo compone un quadro sociale molto allarmante e grave. Proprio nell’ottica di evitare l’acuirsi delle disuguaglianze e le tensioni sociali è opportuno che la politica della Toscana si metta concretamente a lavoro per mettere a regime un coraggioso piano regionale che vada a costruire nuova occupazione e produzioni accessibili a tutti.
Ci vengono in aiuto su questo fronte le comunità energetiche e la produzione di cibo di filiera corta che in Toscana sono ancora molto ridotti. Dall’Appennino fino alle coste sono tantissimi i territori abbandonati che potrebbero essere rigenerati attraverso la facilitazione di politiche e fondi che possano dare il via ad una vera e propria rivoluzione verde dove le comunità locali possano iniziare produrre autonomamente cibo ed energia seguendo il modello europeo delle comunità energetiche e attivando un Piano di sviluppo rurale più coraggioso che parta dalla possibilità, date dalla montagna e campagna toscane, di creare migliaia di aziende agricole giovanili.
In primo luogo aumentare notevolmente i premi di insediamento di un’azienda agricola (da 40.000 a 70.000 euro) in modo da evitare che tanti giovani rinuncino perché mancano loro i fondi e non hanno accesso al credito bancario. In secondo luogo, la crescita di produzione agroalimentare può essere pagata dalla creazione di mercati interni, fondamentalmente chiusi, impedendo anche la circolazione dei prodotti alimentari che produce ulteriore CO2. In terzo luogo, la lotta agli incendi ed alle alluvioni catastrofiche la si fa solo riportando il presidio umano nelle terre agricole e, dunque, ancora la necessità di creare aziende agricole in montagna e campagna. In quarto luogo è necessario che le terre abbandonate diventino “usi civici” e siano affidate ai paesi perché li usino le nascenti aziende agricole o per la creazione di energie rinnovabili.
E’ una rivoluzione agraria ed energetica che necessita, come quella del secondo dopoguerra: oggi il più grande proprietario terriero è l’abbandono. Rivoluzione agraria e comunità energetiche autonome possono a breve termine creare migliaia di posti di lavoro su scala regionale e tornare veramente a far rivivere economicamente zone che ad oggi sono in grande difficoltà e a far fronte alla crisi occupazionale che ci travolgerà in maniera molto dirompente.
Se vogliamo parlare di Toscana diffusa servono passi concreti e coraggiosi che possano dare alle persone comuni la possibilità reale di costruirsi un futuro in linea con il modello di vita necessario ad affrontare la crisi climatica: quello che noi chiamiamo la Toscana del Buon Vivere!
Così in una nota
Serena Ferraiuolo ed
Eros Tetti co-portavoce di Europa Verde Toscana